domenica 23 marzo 2014

CON ALICE ED IL SUO MONDO PER QUESTO Venerdì del libro di Primavera 21 marzo



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NEL VISITARE BLOG CHE TRATTANO DI LIBRI E NON SOLO, TEMPO FA SONO ENTRATA IN UN SITO  "FAVOLE A MERENDA"... OTTIMA PREMESSA !!!
MI SONO FATTA conquistare dalla ri-lettura di un classico tra i romanzi /romance (poi spiegherò le caratteristiche) e per questo VENERDI' DEL LIBRO, MI SONO RITUFFATA NELL' IMMAGINARIO CON "ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE"

“Life, what is it but a dream?”
“La vita che cosa è, se non un sogno?”  afferma Lewis Carroll)

Della notissima  vicenda di Alice e del suo  Paese delle Meraviglie in cui casualmente la bambina finì, ne sappiamo tutti, oltre che al fatto che è un lungo racconto molto ricco di significati simbolici e di allegorie. 



Alice nel Paese delle Meraviglie di Charles Lutwidge Dogson (vero nome poi mutato in Lewis Carroll come pseudonimo), pubblicata nel 1865  attrae  perché è una favola /romance che rivela aspetti su cui riflettere dopo aver fatto una prima lettura del testo in età infantile. E forse in letteratura non c'è nulla che abbia prodotto tante interpretazioni come questo testo: lo stile  ha  prospettive deformate, immagini allo specchio, giochi di parole e sovvertimenti linguistici. Non a caso, i surrealisti inglesi degli anni Trenta si faranno chiamare Figli di Alice.
Ma si resta stupiti dalle  molteplici chiavi d’interpretazione dalla satira politica alla psicanalisi, alla psicopatologia, alla logica matematica e a quella linguistica. 
L’autore ecco presentarci subito nel suo lungo racconto l’amata protagonista, Alice, una bambina di sette anni annoiata e stanca del primo caldo primaverile che, mentre ascolta disattenta la lettura della sorella maggiore, scorge nel prato un Coniglio Bianco col panciotto che borbotta fra sé “E’ tardi, è tardi!”.
La curiosità per quella insolita creatura spinge Alice a seguirlo fino nella sua tana finchè la bambina non cade, letteralmente e metaforicamente, in un sognante mondo sotterraneo pieno di paradossi e nonsensi. Nella sua caccia al coniglio accadranno ad Alice le più improbabili disavventure. Arrivata in fondo al tunnel, infatti, la bambina trova una stanza piena di porte ma solo dopo una serie di rimpicciolimenti ed ingrandimenti fisici 
 

attraverso cibi e bevande dai magici poteri, riesce con grandi difficoltà a trovarsi al di là della porta, travolta dalle onde di un mare che ella stessa alimenta con le sue copiose lacrime,
 e nuovamente coinvolta in altre esperienze del tutto bizzarre:
dal girotondo degli animali sulla spiaggia,


al racconto senza capo né coda del buffo topino, fino alle discussioni con gli irascibili fiori parlanti e le storielle di Pinco Panco e Panco Pinco.

L’incontro poi con il saggio Bruco dalle mille domande e dai mille enigmi, rivelerà ad Alice il segreto del fungo che le permetterà di ritrovare le sue giuste proporzioni.

La bambina, così, si rimette in moto e giunge nella casa di una duchessa in cui è costretta a cullare un bambino-maialino che urla e starnutisce per l'aria satura di pepe mentre una cuoca rimesta la zuppa e, di tanto in tanto, lancia stoviglie e pentole per aria, senza alcun senso apparente.
Attraverso le indicazioni del Gatto di Cheshire, il cui sorriso sornione compare e scompare nel cielo stellato, Alice, sempre alla ricerca del Coniglio Bianco,
assiste allo strano tè della Lepre Marzolina e del Cappellaio Matto, ricevimento paradossale in cui si festeggiano non-compleanni.


Dopo aver lasciato il pazzo ricevimento, Alice trova la strada per il castello della regina, dove incontra soldati di carte che, in onore della Regina di Cuori, dipingono di rosso le rose che, per un terribile errore, erano state piantate bianche. 

 
La Regina si mostra subito aggressiva ed invita Alice a giocare ad un confusionario croquet, con fenicotteri come mazze e ricci come palle, da cui la Regina doveva necessariamente uscire vincitrice.


La storia si conclude con l’istituzione del processo contro Alice che, però, tornata della sua normale statura e, con essa, ritrovata anche la giusta misura della realtà, prende in mano la situazione con maturità ed autocontrollo.
E’ proprio in quel momento che Alice si risveglia tra le braccia della sorella e, scoprendo che si è trattato solo di un sogno, si dirige a casa per l'ora del tè.


CHI E' ALICE ...COSA RAPPRESENTA


L’Alice di Carroll è un personaggio realmente esistito: Alice Liddell, figlia del rettore del Christ Church College di Oxford  (COINCIDENZE SUCCESSIVE...CON HARRY POTTER !!! Oxford e le  sue sale di Hogwarts , gli  interni di diversi edifici accademici, la mensa di Hogwarts, Christ Church College, la libreria dove studiano Harry e Ron,  la Bodleian Library risalente al 1300, la grande scala in cima alla quale la professoressa McGonagall incontra i ragazzi per il benvenuto nel primo film, Harry Potter e la pietra filosofale)  che Carroll conobbe quando la bambina aveva solo quattro anni.
 
Ma il personaggio del racconto risente eccome della continua oscillazione/crisi della sua identità, in opposizione costante, tra nome e pseudonimo, crescere e decrescere, in una specie di disorientamento globale nella dilatazione spazio temporale della realtà ( “meravigliosa”) sotto terra.
Lo stesso nome Alice è ambiguo: se di origine celtica, significa “di bell’aspetto”, “bella”, se di origine greca, invece, derivando da  “Alessandro”, significa “che protegge, che salva”. Ma Alice è un’eroina prima di tutto curiosa, dote assai atipica per la letteratura ottocentesca di epoca vittoriana, perciò disposta ad abbandonare le sue sicurezze per un viaggio nell’ignoto.

Ecco che il tratto di spontaneità intenerisce l’autore e  oppone Alice a molti degli altri personaggi-animali della storia che invece mostrano alcune caratteristiche tipiche dell’Eros maschile, come il Topo, simbolicamente l’animale impuro che vive anche nelle fogne, nell’oscurità assoluta, che si ciba di spazzatura, che resta così ai limiti del sociale e trascorre la sua esistenza rodendo la propria coscienza.
Il Coniglio Bianco rappresenta la figura dell’adulto, fortemente ossessionato dal tempo, che subisce tutte le autorità, in special modo femminili, dalla Duchessa alla Regina di Cuori. Il Cappellaio Matto, pazzo già nella definizione, è invece un eroe del tutto positivo e, pur essendo adulto, mantiene la forza dirompente del bambino che combatte le imposizioni e i luoghi comuni e si ritrova addirittura a sfidare il Tempo per capovolgerlo.
Nella mia ri-lettura, la dualità del grande/piccolo, del diventare adulto/restare bambino, l’enigma degli opposti uguali e diversi, mi è sembrata ben rappresentata dai personaggi di Pincopanco e Pancopinco  che diventano il primo incontro di Alice nel suo viaggio interiore e che le raccontano del grande pericolo del peccato di ingenuità in cui possono cadere le coscienze inesperte proprio come quella di Alice, piccola perché ancora bambina.

L'AUTORE ....notizie 

Nato nel 1832, il diacono Charles Lutwidge Dodgson scrittore, matematico, fotografo e logico. Sin dall'infanzia si diverte a inventare indovinelli, giochi di parole, enigmi matematici, giochi di prestigio, rompicapi e giocattoli, lasciando intuire la sua genialità fuori da comune. Studia a Rugby e a Oxford, nel Christ Church College, dove rimane sino al 1881 come rettore di matematica pura. Nonostante sia un matematico eccezionalmente dotato, la sua carriera d'insegnante è mediocre. Nel 1856 Dodgson inizia a interessarsi alla neonata fotografia, un ripiego rispetto alla pittura, nella quale egli riteneva di essere scarsamente dotato.
Nel 1865 pubblica “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”, firmandosi con lo pseudonimo di Lewis Carroll, derivato da una deformazione giocosa del suo vero nome. Nel 1872, grazie al successo ottenuto con la pubblicazione del primo libro, ne scrive il seguito: “Al di là dello specchio”.
Risulta che fosse  una persona insicura e solitaria, soffriva di balbuzie in presenza di persone adulte, forse a causa dell'educazione rigida impartitagli dal padre e della morte precoce della madre; si trovava a suo agio solamente con bambine per la loro ingenuità e la loro capacità di stupirsi; sono numerosi infatti i giochi, le filastrocche e i quesiti inventati appositamente per loro che  amava  fotografare. Da qui hanno origine i sospetti di pedofilia, però  mai accertati.
La stessa favola di Alice nel Paese delle Meraviglie è dedicata proprio alla piccola  Alice Pleasance Liddell ed il libro si apre con una poesia in cui l'autore narra di come Alice e le sue due sorelle, durante una gita in barca sul Tamigi, l'abbiano pregato d'inventare una storia che poi l'autore metterà per iscritto e pubblicherà nel 1865 con il titolo di “Alice sottoterra”.
E' una storia fantastica, in cui il paradosso delle situazioni descritte rivela per assurdo aspetti del reale più profondi e informativi, che si colloca nell'ambito della menzogna. E ciò accade in un'epoca di cambiamenti rapidi e decisivi, nell'Inghilterra vittoriana dellaseconda metà dell'Ottocento, nel pieno della seconda rivoluzione industriale che, accanto all'idea del progresso e alla nuova filosofia positivista, infonde un più profondo senso di decadenza legato a una disintegrazione sociale e morale. 
 
Nascoste tra la prosperità economica, la potenza dell'Impero, lo sviluppo dell'industria e delle città, si evidenziano le più profonde piaghe della società, ( lo sfruttamento del lavoro minorile, la crescente criminalità cittadina, la prostituzione) nell'ottica vittoriana, tutti fattori destabilizzanti, davanti ai quali la società perbenista storceva il naso, limitandosi con caparbietà a condannarli sulla base del concetto di rispettabilità.
L'esplosione d'innovazioni scientifiche e la nascita della società di massa infatti, annichiliscono l'individuo, immergendolo in un mondo di solitudine. Così l'autore, delineando con simboli nascosti (spesso dietro alle frasi enigmatiche dei personaggi o al loro comportamento) la caduta dell'aristocrazia inglese e la nascita di una società di massa, prende in giro la visione vittoriana della società, arroccata nei valori artificiali, razionali, che non possono in alcun modo rispecchiare l'animo dell'uomo.

Per Carroll è necessario concepire l'esistenza umana in raccordo con i nuovi tempi del Novecento,  ed è proprio per questo motivo che Alice nel Paese delle Meraviglie, traducendo la relatività dell' esistenza umana in un'assurda irrazionalità - in contrasto con la logica formale voluta dalla tradizione - è potuto porsi come un'allegoria capace di far riflettere proprio  sulla modernizzazione dell'umanità.Carroll sceglie poi  un genere letterario inusuale e  nuovo per l'epoca per delineare meglio  una caricatura dell'età vittoriana ancora più graffiante.
La sua vera abilità di  scrittore, infatti, è stata quella di aver saputo smascherare l'ipocrisia di una società perbenista e il senso di smarrimento collettivo celato dietro all'entusiasmo per il progresso attraverso una favola surreale. Egli si dimostra uno scrittore fuori dal coro ma capace d'indagare la realtà altrettanto bene quanto i suoi contemporanei realisti.
Invece di una rappresentazione chiara della realtà, egli delinea una dimensione parallela e straniante, capovolge il pensiero logico, la razionalità e la correttezza formale, e crea un mondo governato dal paradosso, illogico, caotico: il genere letterario del Nonsense.


La letteratura nonsense

E' un tipo di composizione di carattere fantastico, che presenta temi, azioni, personaggi strani, surreali, al fine di divertire il lettore mediante l'assurdo. Si basa interamente sull'equilibrio tra ordine e caos: pur  essendoci una correttezza formale nelle frasi, queste sono sbilanciate da doppi significati e il più delle volte l'effetto nonsense è ottenuto dall'eccesso di significati, e non dalla loro assenza; come diceva Carroll “qualunque scrittore è pienamente autorizzato a dare il significato che crede ad ogni parola o frase che intende usare.” . La lingua è arbitraria, e se da un lato sta la cosa in sé, dall'altra il suo nome, etra i due si apre un abisso incolmabile: il Paese delle Meraviglie come si afferma in Alice tra nonsense e realtà. La potenza creativa nella letteratura vittoriana  di Caterina Palaia


  • Da questa mia approfondita ricerca, ho dedotto l'enorme importanza che il significante assume rispetto al significato nel racconto, a tal punto che nel terzo capitolo un topolino, raccontando le sue vicende, afferma: “La mia storia è una coda lunga e triste”, confondendo il concetto di storia, in inglese tale, con quello di coda, tail, a causa della loro omofonia. Così Alice, ascoltando la storia, si trova intenta a dare una forma alle parole mediante l'immaginazione.
Carroll sdoppia i concetti di significante e significato, di forma e contenuto, collocandoli su piani paralleli, e fa in modo che il fonema delle parole determini la loro forma grafica -in questo caso, che la storia assuma l'aspetto di una coda.


Nel mondo delle Meraviglie i nomi non sono conseguenza delle cose, ma, al contrario, le cose sono le conseguenze dei loro nomi, e così, ad esempio dal momento che nella lingua inglese il nome di Humpty Dumpty richiama onomatopeicamente una figura tonda e tarchiata, nella favola avrà l'aspetto di un uovo.


Lewis Carroll, non si affida mai alla pura fantasia, ma parte dalle semplici parole, cogliendo alla lettera i suggerimenti che danno i suoni delle parole, e tessendo intorno ad esse variazioni sempre più vaste, sempre più assurde, da cui fa derivare un mondo intero; così. Se i rami (in inglese “bow”) si pronunciano “bau”, nel Paese delle Meraviglie abbaieranno, mentre i fiori sonnecchieranno pigramente, poiché “aiuola” vale in inglese come “flowerbed”, cioè “letto di fiori”.
Dunque, sebbene Carroll faccia un uso esasperato del significante, apre la strada ad un universo che noi sfioriamo involontariamente con l'uso del linguaggio, quotidianamente, scivolando nel Paese delle Meraviglie. Così facendo, lo scrittore libera il mondo delle Meraviglie da ogni convenzione formale della sua epoca vittoriana che, proprio come i significati, sono gabbie, forme con cui l'uomo cerca invano di stabilire arbitrariamente un ordine al flusso incessante della vita, cioè del significante: il contenuto nel Paesedelle Meraviglie si libera della forma ed è pronto ad assumere qualsiasi aspetto dettato dall'immaginazione dell'autore e subito a trasformarsi in qualcos'altro.
Non a caso le pagine di Alice nel Paese delle Meraviglie rivelano giochi di parole, indovinelli, e sillogismi, tutti frutto della mente matematica dello scrittore e che ci ricordano di come il Nonsense in realtà si avvale di una logica serrata:


- “Prendi dell'altro tè” disse seria ad Alice la Lepre Marzolina.
“Veramente non l'ho ancora preso.” rispose Alice; “Ragion per cui non posso prenderne dell'altro.”
“Vuoi dire che non puoi prenderne di meno.” disse il Cappellaio; “Se non si è avuto niente non si può che prendere qualcosa”.
(Cap. VII) 
 
- “Hai mai visto il disegno di una moltitudine?”
“Davvero, ora che me lo chiedi” disse Alice, molto confusa “io non penso...”
“Allora non parlare” disse il Cappellaio.
(Cap. VII)

- “La regola è: marmellata domani e marmellata ieri, ma mai marmellata oggi.”
“Ma ci sarà pure marmellata oggi qualche volta!”, obiettò Alice.
“No, non è possibile” disse la Regina. “La marmellata c'è negli altri giorni; e oggi non è un altro giorno, sai?”
(Cap. V)


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